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GIACOMO CANTELLI: CENNI BIOGRAFICI
a cura della Biblioteca Comunale “Francesco Selmi” di Vignola
Raccontare la vita di Giacomo Cantelli non è compito semplice: fonti lacunose, testimonianze dirette frammentarie ed interpretazioni talvolta fuorvianti sfilacciano la narrazione. In assenza del profluvio di notizie biografiche ci si volge alla congettura.
Dal confronto dei vari resoconti biografici esistenti (1) emerge un dato curioso: le diverse narrazioni paiono dimenticare le insidie del tramandare. Pur essendo il fatto in sé‚ ampiamente comprensibile, gli esiti squadernano un insieme di profili biografici dai tratti incerti o contraddittori.
Le fonti dirette sinora reperite sulle quali basarsi per ricostruire la biografia di Cantelli sono le lettere autografe dello stesso Cantelli, la documentazione a lui coeva ed una lettera di Domenico Belloi (2) a Ludovico Antonio Muratori; riveste inoltre una certa autorevolezza la voce “Cantelli” nella Biblioteca Modenese di Girolamo Tiraboschi.
Nella lettera di Belloi datata 28 gennaio 1708, sono interessanti i riferimenti al primo periodo della vita di Cantelli. La missiva non riporta tuttavia alcuna indicazione che consenta di stabilire con certezza la diacronia.
Scrive Belloi che il nostro geografo:
“figlio del Cap.no Francesco Cantelli da Montorsello e della Sig.ra Domenica Scorzoni, non si trova battezzato a Vignola e perciò si suppone nato a Montorsello, luogo di sua avita origine e dove tuttavia li di lui figli possedono i loro beni antichi con case ecc. ... servì negli anni di sua gioventù per segretario il Sig.r Marchese Obizzi di Ferrara, e gli fu molto caro: fu poi condotto da Vinegia in Francia da un Ambasciatore, ma non so, se fosse di quella Repubblica, o pure di quel Re, che si tornasse alla Patria. Quindi si collocò al servizio del Sig.r C.te Rinieri Marescotti, Cav. de' primari e per ricchezza e nobiltà e per potenza di Bologna, a' servizi del quale si trattenne molti anni con carattere di segretario. In quel tempo si accasò colla Sig.ra Irene figlia del Cap.no Costa cittadino bolognese e n'ebbe la figliuolanza, che in oggi vive. Negli ultimi anni del Pontificato d'Innocenzo XI fu invitato al di lui servizio e della S. Sede Apostolica in qualità di Geografo con offerta di grosso stipendio, quando nell'istesso tempo fu per d.° ministero ricercato dalla gloriosa memoria di Francesco II duca d'Este. Nel qual concorso di offerti trattenimenti volle il Cantelli preferire la fedeltà dovuta al proprio Signore naturale alle più ampie speranze, che giustamente poteva promettersi da un Papa... Fu molto caro al già Duca Francesco II che gli affidò la cura di quella stessa libreria, che in oggi è così degnamente a V.S. Ecc.ma appoggiata. Morì ne' primi anni del governo di questo nostro Serenissimo Dominante costì in Modena e fu seppellito nella chiesa di S. Pietro dei PP. Cassinesi, di dove V.S. Ecc.ma potrà ricavare il tempo preciso et al figurato qui da' suoi amici e conoscenti poteva essere di età di circa 50 anni... Mentre visse praticò Vinegia, Roma, Parigi et altre insigni città d'Italia...” (3).
La prima questione controversa relativa alle notizie riportate da Belloi riguarda l'atto di battesimo, conservato nei libri parrocchiali di Monteorsello, a quel tempo feudo Boncompagni nel marchesato di Vignola, dove compare un Giacomo figlio di Francesco Betti e Domenica Scorzoni, battezzato in data 23 febbraio 1643. Sulla base dell'indagine condotta da Vischi, pare che il cognome originario della famiglia fosse Betti e che Cantelli sia sopravvenuto in seguito:
“Tale Betti Giovanni ebbe ancora il sopranome di Cantelo o Cantello. E da questo sopranome i di lui posteri cominciarono a dirsi non più Betti, ma Cantelli; perché‚ in quei tempi, si sa, non si procedeva riguardo ai cognomi così rigorosamente come poi in seguito” (4).
Vischi fu indotto a compiere questa ricerca a causa di una discrepanza da lui rilevata tra il registro dei morti conservato presso l'Archivio Comunale di Modena e il libro parrocchiale di S. Pietro: ancora oggi si può riscontrare che l'età attribuita a Cantelli al momento della morte, nel registro risulta essere di 50 anni, nel libro parrocchiale invece di 42 anni (5).
E' certo che Belloi fu contemporaneo di Cantelli: lo definisce “mio amicissimo e del già fu Pier Ercole mio padre”; inoltre le due famiglie possedevano terreni confinanti a livello del Panaro, come risulta da un Estimo delle Basse del 1691, conservato presso l'Archivio Storico Comunale di Vignola (6). Tuttavia, al termine della lettera Belloi aggiunge:
“queste sono le poche notizie, che di qui ho potuto raccogliere del nostro Signor Cantelli per soddisfare al buon genio della S.V. Illustrissima...”.
Tale affermazione lascia intuire come già a tredici anni dalla morte le informazioni sul nostro geografo fossero vaghe ed incerte.
A quasi un secolo di distanza Tiraboschi ci tramanda nuovi ragguagli. Lo storico modenese non solo poté‚ esaminare alcuni documenti, in seguito mai più reperiti, i quali consentono di integrare quanto si ricava dalla lettera di Belloi, ma ebbe occasione di conoscere Veronica Cantelli Tagliazucchi, pronipote del geografo (7). Nella Biblioteca modenese, infatti, vengono ricordati il periodo di studio trascorso a Bologna e la data di nomina a geografo di corte:
“dal 1663 fino al 1669 attese agli studi in Bologna, come ci mostra una patente perciò speditagli dal Vicario Generale di quell'Arcivescovo Card. Buoncompagni a' 7. di Maggio del 1669. E par che egli poscia in quella città medesima si trattenesse, finché ebbe l'onore di essere scelto a suo Geografo dal Duca Francesco II. coll'annuale stipendio di Lir. 1200. con Chirografo Ducale degli 8. di Novembre del 1685., che tuttor conservasi in quest'Archivio Camerale, e gli fu perciò spedito dal Duca medesimo un passaporto sotto i 21. di Marzo 1686. acciocché potesse far trasportare da Bologna tutte le sue cose” (8).
Ma se ciò che scrive Tiraboschi consente di datare precisamente il periodo che Cantelli trascorse a Bologna, allo stesso tempo suscita non poche perplessità rispetto alle notizie fornite da Belloi. Non v'è alcuna menzione del viaggio che da Venezia avrebbe portato Cantelli fino a Parigi, né di quelli successivi citati da Belloi: l'unico accenno ad un probabile contatto con la corte francese sono alcune lettere di Colbert, viste da Veronica Tagliazucchi, al tempo di Tiraboschi già irreperibili, con le quali il ministro di Luigi XIV avrebbe invitato Cantelli a trasferirsi presso quella Corte (9).
Comparando le fonti sopra citate si individua una traccia approssimativa per ricostruire le vicende degli anni che vanno dalla nascita al 1685. La disamina effettuata da Vischi pare la più plausibile: sembra lecito supporre che dopo aver compiuto i propri studi a Bologna, Cantelli si trattenesse in questa città al servizio del marchese Obizzi di Ferrara in qualità di segretario. In seguito avrebbe compiuto il viaggio che da Venezia lo condusse in Francia e, una volta ritornato a Bologna, avrebbe prestato la propria opera nella casa Conte Rinieri Marescotti. Di fatto occorre sottolineare che queste considerazioni valgono solo a livello ipotetico, in quanto non è stato ancora ritrovato alcun documento in grado di attestare questi spostamenti né tantomeno quali fossero le mansioni specifiche a lui assegnate. È altresì impossibile determinare con esattezza la durata del soggiorno francese o cercare di stabilire i motivi che lo avrebbero indotto a recarsi a Parigi.
Certamente nel 1680 Cantelli si trovava a Bologna, come dimostra l'atto di matrimonio trascritto da Vischi, in base al quale si può desumere che abitasse sotto la parrocchia di S. Arcangelo. Non è escluso che egli si sia recato in altre importanti città italiane, come sostiene Belloi, anche se finora non se ne è trovata conferma. La presenza di Cantelli a Roma trova riscontro in una lettera autografa: egli stesso afferma di avere costruito una coppia di globi in questa città, senza tuttavia precisare quando ciò sia avvenuto e chi gli avesse affidato l'incarico (10). Rimangono perciò aperti gli interrogativi sul soggiorno romano: se è vero che dal 1679 iniziò a pubblicare carte geografiche presso lo stampatore Giovanni Giacomo de Rossi a Roma, ciò non significa necessariamente che in questo periodo egli dovesse trovarsi in città (11). Come attestano le sue lettere successive, infatti, egli continuò a collaborare con lo stampatore romano ed i suoi eredi, anche dopo essersi trasferito definitivamente a Modena.
Pertanto il periodo che va dal 1669 al 1685, anno in cui venne nominato geografo di corte da Francesco II d'Este (12), rimane alquanto oscuro e non è dato sapere se effettivamente Cantelli abbia ricevuto offerte simili anche da parte di Papa Innocenzo XI e di Colbert. Gli sforzi compiuti per dissipare queste ombre si sono per lo più rivelati fallimentari: come spesso succede, nel tentativo di colmare le numerose lacune, alcuni biografi si sono abbandonati alla fantasia (13).
Di fatto la nomina a Geografo del Serenissimo (14) lascia intuire che a quel tempo Cantelli avesse raggiunto una certa fama e notorietà, anche se non è possibile stabilire chi l'abbia introdotto a corte. In questo periodo egli continuò la propria attività di cartografo, come testimoniano le numerose carte pubblicate dal 1685 in poi ed alcune lettere, nelle quali vengono forniti ragguagli sulle carte commissionategli dal Duca (15).
Interessante è la lettera nella quale Cantelli accenna ai problemi connessi alla rifinitura delle tavole:
“poiché se devono servir per un libro ordinerò che mi mandino le carte miniate, ma se dovessero esser poste in tela, si faranno venir senza miniatura, perché questa si guasta con l'umido della colla, et imbratta le carte, e sarà poi mio pensiero di miniarle, montate che siano sopra li suoi telari, e di migliorarle ancora perché quelle che vengono di Roma per esser colorite da donne, e da ragazzi, restano sempre diffettose in qualche parte” (16).
Nella medesima missiva il nostro fa riferimento alla collaborazione con i de Rossi di Roma presso i quali stampava le sue carte raccolte insieme ad altre di Sanson e Baudrand nel Mercurio Geografico. I rapporti con gli stampatori romani erano assai problematici:
“poco liberali verso di me ... che à gran fatica per ciascuno de miei originali mi mandano à regalare d'una decina di copie ... che vengono da me dispensate à miei amici, e patroni, senza restarmene, che una sola, la quale graticolata da me serve per direzione dell'altre carte che devono seguire...” (17).
Certamente Cantelli si applicò alla costruzione di due globi oggi purtroppo andati perduti ma che all'epoca di Tiraboschi si trovavano nell'atrio della Ducal Libraria (18). In seguito alle grandi scoperte geografiche l'interesse per questi oggetti si era notevolmente diffuso, basti pensare ai celebri globi che Vincenzo Coronelli aveva costruito per il Re di Francia nel 1683, dei quali si narra fossero di tale grandezza e perfezione da suscitare l'invidia degli altri regnanti. Solitamente i globi venivano fabbricati in coppia, uno terrestre ed uno celeste, e si prestavano ad ornare saloni e biblioteche delle grandi dimore e non stupisce quindi che anche il Duca desiderasse possederne due come simbolo del proprio prestigio.
Alcuni documenti dell'archivio estense, confermano questo interesse fornendo notizie dettagliate provenienti dall'estero riguardo alla vendita o alla costruzione di tali oggetti:
“Per li Globi ingionta li mando l'informazione che mi vien data dal più esperto maestro, che habbiamo in queste parti. E non vi è dubbio, che quando egli si mettesse all'impresa farebbe vergogna al Re di Francia, ma non vuol dire ne precisamente, ne meno all'incirca quanto che costerebbero ... egli pretende dunque in primis dinaro e per caparra, e per spendere, e poi desiderarebbe ò che si mandasse persona aposta per accosentire alle spese, ò che verrebbe egli personalmente perche pretende di fare una cosa da Principe...” (19).
Resta il fatto che l'incarico venne affidato a Cantelli. In merito a questa vicenda esiste una documentazione dettagliata, che illustra le vicissitudini a cui egli andò incontro nel corso della loro realizzazione. Il primo cenno che rimanda alla fabrica dei globi è un mandato di pagamento che risale al 3 dicembre 1687, col quale Francesco II ordinava al tesoriere di pagare œ. 400 “à Giacomo Cantelli nostro geografo, ... per valersene in fare due mappe grandi ò globi mondiali per nostro servigio, ...” (20). Nelle lettere e documenti pervenutici non sono più menzionati fino all'estate del 1689, e precisamente fino al 7 luglio, quando Cantelli annuncia finalmente che “la fabrica de globi s'è principiata”. Purtroppo, a causa di alcuni inconvenienti l'opera risultò più complessa del previsto:
“Quand'io pensava d'aver ridotto a termine li due gessi de globi, ho riconosciuto, con mia mortificazione infinita, d'aver gettata l'opera, e la spesa, poiché avendo il gesso gonfiato notabilmente fuori della sua giusta circonferenza, mi si rende impossibile di ridurli all'atto di potersene servire, e questo non solo à proceduto dalla qualità del gesso, che gonfia troppo nella parte convessa per la grandezza della mole, che veramente è grande, ma anche più per l'intervallo del tempo, che s'interpone da un'operazione all'altra, convenendo à maestri, che lo lavorano aspettare che si sia ben consolidata la parte fatta, prima di porre in opera quella da farsi”.
Mortificato per l'insuccesso riuscì comunque a completare il lavoro, come risulta da un'altra lettera, nella quale Paolo Belletti, presumibilmente uno dei capomastri che lo aiutavano, lo informa che la costruzione dei Globi è terminata (21).
Un discorso a parte merita l'attività di Cantelli come bibliotecario della Ducal Libraria: non bisogna dimenticare infatti che oltre alla carica di geografo di corte, egli ricoprì anche quella di bibliotecario, titolo col quale viene ricordato dallo stesso Muratori nelle Antichità Estensi e da Tiraboschi nella Biblioteca modenese (22).
Non è chiaro in quale anno gli sia stato affidato questo incarico (23), certo è che dal 1689 nelle sue lettere sono riscontrabili riferimenti precisi a questa mansione aggiuntiva: in una lettera autografa datata 21 luglio 1689 comunica l'avvenuta consegna ad un fattore ducale di due carte geografiche e di alcuni libri destinati al Duca. Della stessa data è un'ulteriore missiva nella quale è menzionato il prestito di due opere, il Gran Dizionario del Moreri e il Lexicon universale dell'Hoffman, ed è nominato un “Repertorio” (24). L'esistenza di un inventario fa pensare che il patrimonio conservato presso la Ducal Libraria presentasse già all'epoca di Cantelli bibliotecario una specifica forma di ordinamento, strutturato secondo criteri biblioteconomici probabilmente ancora rudimentali, ma purtuttavia efficienti. Entrambe le lettere trovano riscontro in una lista in cui sono elencati i libri nominati da Cantelli. In tale elenco, in data 20 luglio 1689, sono menzionati alcuni volumi:
“Levati di Libraria d'ordine di Sua Altezza Serenissima, e portati nelle sue stanze abbasso”;
e nuovamente in data 20 luglio è annotato:
“Mandati à Sassuolo per ordine del Signor Secretario Giardini, come in sua lettera delli 20 detto: Le Grand Dictionaire Historique, par M.r Louis Moreri in fol. Tom. 2 G.6.; Lexicon universalis Hoffmani in fol. Tom. 4 F.5.”.
La lista prosegue annotando sotto date diverse i libri portati fuori dalla Biblioteca e segnalandone oltre al titolo, il formato e la collocazione (25).
Dalle lettere autografe di Cantelli risulta come egli si occupasse di predisporre la rilegatura di testi (26) e di acquistare libri presso diversi fornitori tra i quali Domenico Rossi di Trento (27). Restano inoltre alcune carte che testimoniano le richieste effettuate da Cantelli di:
“oro batuto per ornare ducento pezzi di libri da darsi al libraio Pontirolli” (28) e di “n.° 456 bollettini per le scancie della Libraria in corame, con numeri, e friso attorno d'oro”, nonché di “n.° 34 bollettini grandi per le suddette scancie di corame, con lettere maiuscole d'oro, e suoi ornamenti” (29).
Ma il momento più significativo che caratterizza il ruolo di Cantelli bibliotecario coincide con l'arrivo di Leibniz a Modena. La visita del celebre filosofo, avvenuta negli ultimi mesi del 1689, era finalizzata al reperimento di documenti che comprovassero la comune origine della casata guelfa di Brunswick-Lüneburg e della casata d'Este (30). Per portare a compimento la sua missione di ricerca all'interno della Biblioteca e dell'Archivio, Leibniz richiese espressamente a Cantelli, in qualità di bibliotecario, la consultazione di 21 opere stampate e manoscritte, quasi interamente reperibili nel fondo attuale della Biblioteca Estense e dell'Archivio di Stato di Modena.
Il fatto che Leibniz presenti la richiesta di consultazione corredata di segnature composte da lettere e numeri, lascia intendere un efficiente ordinamento per formato (in folio, in quarto, etc.), ulteriormente suddiviso in catena e avvalorerebbe l'esistenza di un "Repertorio" presso la Ducal Libraria. Scrive in proposito Robinet:
“E' evidente che questo fondo della Biblioteca ducale è in perfetto ordine di consultazione; Leibniz trova questi riferimenti, inserisce le classificazioni delle opere in una Biblioteca perfettamente suddivisa in folio, quarto, etc. ..., con una lettera per designare gli scaffali ed una cifra che rinvia ai settori. Per di più Leibniz consulta un catalogo alfabetico oppure uno schedario, per cui si presuppone una buona organizzazione del servizio diretto da Cantelli” (31).
Le conclusioni alle quali giunge lo studioso francese paiono mettere in discussione il giudizio assai perentorio espresso da Fava, secondo il quale:
“l'opera di questi primi bibliotecari [Gian Battista Boccabadati e Jacopo Cantelli da Vignola] non lasciò né molte né durevoli tracce nella storia della Estense. I grandi lavori di assetto, di catalogazione e di illustrazione dei libri e dei manoscritti esistenti nella Biblioteca, spettano a Benedetto Bacchini, a Ludovico Antonio Muratori, a Francesco Antonio Zaccaria e a Gerolamo Tiraboschi” (32).
L'opera di Cantelli in veste di bibliotecario risulta comunque di difficile valutazione.
I suoi incarichi a corte gli consentirono di frequentare la cerchia degli eruditi modenesi, tra i quali Domenico Belloi, Bernardino Ramazzini, Gian Battista Boccabadati, Pietro Andrea Bernardoni e Gaetano Fontana (33). L'ambiente culturale modenese di fine 600 si caratterizzò per un vivo sentimento di cooperazione intellettuale. Intorno al Giornale dei Letterati, rivista pubblicata da Benedetto Bacchini dal 1686 al 1695, si riunì un gruppo di umanisti, letterati e scienziati, fra i quali lo stesso Cantelli, che pubblicò su queste pagine i suoi unici scritti di carattere geografico (34). Fu molto vicino a P. Benedetto Bacchini, insigne storico e letterato, che affidò all'amico il compito di far pubblicare una propria opera, gli Anonymi dialogi tres, della quale Cantelli curò la prefazione in latino (35).
Nel 1695 Cantelli intrattenne un rapporto epistolare con Muratori, come dimostrano cinque lettere inviate all'allora bibliotecario dell'Ambrosiana di Milano. Nella lettera del 14 aprile 1695 Cantelli rispondendo a Muratori, che probabilmente si era rivolto a lui per essere introdotto presso uomini di cultura europei (36), ricorda gli studiosi parigini con i quali era venuto in contatto anni prima. Del mondo culturale tedesco egli afferma di conoscere Leibniz, col quale però non entrò in corrispondenza se non tramite l'amico Bernardino Ramazzini. Cantelli propone di presentare Muratori ad alcuni matematici romani tra i più famosi e all'erudito e bibliofilo fiorentino Antonio Magliabechi, in rapporto a sua volta con i principali esponenti della cultura europea contemporanea. Molti anni dopo Muratori esprime un giudizio piuttosto tagliente sulle capacità dell’“amico” Cantelli scrivendo:
“Questa biblioteca [Biblioteca Estense] fu formata ai miei dì dal duca Francesco II e data in consegna a Giacomo Cantelli, che sapea far solo carte geografiche” (37).
Questa valutazione così sbrigativa sconcerta soprattutto se si considera il tono amichevole e confidenziale che traspare dagli scambi epistolari del 1695. Tale rapporto di amicizia trova conferma nelle parole di cordoglio scritte in occasione della morte di Cantelli:
“... e con voi respiro il dolore estremo sufferto per la morte del S:re Cantelli. Oh che tenero amico! Oh che virtuoso onorato improvvisamente ne vien tolto! Ho accompagnata questa disavventura con non poche lagrime, essendomi riuscita grave tale perdita ...” (38).
(1) Girolamo Tiraboschi, Biblioteca modenese o notizie della vita e delle opere degli scrittori nati negli stati del serenissimo Sig. Duca di Modena... (Modena, Soc. Tipografica 1781-1786, 6 Voll.), tomo I pp. 385-387; Biografia universale antica e moderna (Venezia, G.B. Missiaglia, 1822-1831), vol. IX, p. 308; Nicolò Cesare Garoni, “Iacopo Cantelli” in Iconografia dei celebri vignolesi, F. Selmi (a cura di) (Modena, a spese di Giuseppe Lupi Librajo, 1839), pp. I-VI; Alessandro Plessi, Istorie vignolesi narrate a' suoi figli… (Vignola, tipografia di Antonio Monti, [1885]), pp. 131-132; Luigi Vischi, “Nuovi documenti intorno a Giacomo Cantelli” in Atti e memorie delle Regie Deputazioni di storia patria per le provincie modenesi e parmensi, s. III, vol. IV, pt. I (Modena, Tipi di G.T. Vincenzi e nipoti, 1886), pp. 169-196; Isnardo Astolfi, Serie storico-cronologica dei bibliotecari dell'Estense (Modena, A. Rossi, 1887), pp. 10-11; Corrado Sipione, Modena nelle lettere, nelle arti e nelle scienze (Grottaferrata, Tip. Italo-Orientale, 1911), pp. 59-60; A. Sorbelli - A. Rabetti, Dizionario biografico frignanese (Pievepelago, Editrice Società Scoltenna, 1952), pp. 214-215; Modena vicende e protagonisti, G. Bertuzzi (a cura di) (Bologna, Edison, 1971), vol. 3, p. 349; Cosimo Palagiano, “Cantelli Giacomo” in Dizionario biografico degli italiani (Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1960), vol. XVIII, pp. 246-247; Laura Federzoni, “L.A. Muratori e i geografi modenesi” in Per formare un'istoria intiera (Firenze, Olschki, 1992), pp. 219-243; Laura Federzoni, “Giacomo Cantelli: la formazione e l'attività di un cartografo del XVII sec.”, Bollettino della Società Geografica Italiana (Roma, s. XI, vol. X, 1993), pp. 539-554.
(2) Domenico Belloi (1660-?): notaio e studioso vignolese, contemporaneo di Cantelli e Muratori, col quale intrattenne un rapporto epistolare. Scrisse una storia di Vignola che intitolò De Vineolae moderniori Statu chronica narratio, le Institutiones rite ac recte vivendi e De familiis nobilioribus Vineolae, un insieme di monografie su alcune famiglie vignolesi, che già all'epoca di Vischi non era dato ritrovare (cfr. L. Vischi, “Nuovi documenti ...”, cit., p. 175).
(3) La lettera è tuttora conservata presso la Biblioteca Estense di Modena (A.M.53.16). In questa sede si fa però riferimento alla trascrizione di Vischi (L. Vischi, “Nuovi documenti ...”, cit., pp. 175-176). Che Monteorsello sia effettivamente il luogo natio di Cantelli trova conferma in una sua lettera autografa: “... essend'io nato a Montorsello mi pregio e mi pregiarò sempre d'esser stato imbevuto di quell'aria dolce, semplice, e cordiale,...” (lettera a L.A. Muratori del 19 maggio 1695, BEMo: A.M.58.11).
(4) L. Vischi, “Nuovi documenti ...”, cit., p. 172.
(5) Cfr. Registro morti 1681-1695, c. 239 (ASCMo) e Morti dall'anno 1674 sino al 1698, p. 246 (Archivio parrocchiale di S. Pietro). Entrambi gli atti sono stati interamente trascritti da L. Vischi insieme a quello che si suppone essere l'atto di battesimo (cfr. L. Vischi, “Nuovi documenti ...”, cit., pp. 171-175).
(6) Cfr. Campione dei possidenti nelle Basse nel 1691, Ms. cart., sec. XVII (1691), cc. 33, mm. 310X237 (ASCVg, filza 17). In questo estimo dei possidenti delle "Basse" e delle terre di Vignola rogato dallo stesso Belloi nel 1691 si legge: “Li SS.ri Giacomo, e f.lli Cantelli Alle berlete giù dal Ravarino terra berletiva di biolche 3 tavole 44 - confina da levante Gregorio Muratori, di sotto il S.r Dott.r Dom.co Belloi in parte, et in parte Gio. Batta Belluzzi, di sopra Bartolomeo, e fratelli Brigidi, da sera la via est.a” (c. 26 recto).
(7) Veronica Cantelli (1716-1781?): poetessa vignolese sposata a Giampietro Tagliazucchi e pronipote di Cantelli (cfr. F. Selmi, “Veronica Tagliazucchi” in Iconografia dei celebri vignolesi, cit., p. I: “Veronica nacque verso l'anno 1716 da Felice nepote del celebre Jacopo Cantelli”). Al di là di quanto asserisce Selmi, se si considera l'anno di nascita di Veronica sembra comunque alquanto improbabile che potesse essere figlia di un fratello del geografo, tesi sostenuta da C. Palagiano, cit., p. 247.
(8) G. Tiraboschi, op. cit., p. 385.
(9) Cfr. Ibid., p. 386: “Ella [Veronica Tagliazucchi] mi ha assicurato di avere inoltre vedute alcune lettere del celebre Ministro di Luigi XIV. M. Colbert, che ora più non si trovano”.
(10) Cfr. lettera di Giacomo Cantelli del 19 luglio 1689, (ASMo: Camera Ducale, Amministrazione della casa, Biblioteca, busta 2, fasc. 22), dove lamentandosi di un incidente occorsogli durante la costruzione di una coppia di Globi commissionatigli dal Duca afferma di non avere mai incontrato simili difficoltà “ne in Roma, ne in Bologna, ove con tutta franchezza, ne hò costrutte due paia, come si possono tuttavia vedere”. Appare debole l’argomentazione di Vischi, il quale per dimostrare la presenza di Cantelli a Roma adduce la seguente ‘prova’: “Certo è ancora che a Roma vi è stato, dicendolo egli stesso nella dedica latina dei tre dialoghi anonimi; nella quale per meglio nasconderne l’autore, che era l’amico suo P. Bacchini, finse la storiella che Romae degens s’avvenne in certi mss. presso un libraio e compratili vi trovò in mezzo i tre dialoghi, i quali gli parvero meritevoli della pubblica luce. Evidentemente la storiella non sarebbe stata creduta, quando non fosse egli stato realmente a Roma” (L. Vischi, “Nuovi documenti ...”, cit., p. 190). Nulla infatti esclude che possa trattarsi di semplice finzione letteraria.
(11) Cfr. L. Federzoni, “Giacomo Cantelli: la formazione e l'attività di un cartografo del XVII sec.”, cit., p. 542.
(12) Purtroppo nei fondi dell’Archivio di Stato di Modena non si è ritrovato il chirografo ducale dell’8 novembre 1685, menzionato da Tiraboschi (op. cit., p. 385) e fortunatamente trascritto da Vischi (L. Vischi, “Nuovi documenti ...”, cit., p. 174). Non è stato neppure possibile consultare le Bollette dei salariati corrispondenti agli anni 1685-1686, in quanto mancanti; si è però esaminato il registro dei mandati fattoriali del 1687, da cui risulta che Cantelli percepiva uno stipendio mensile di £. 100 (ASMo: Camera Ducale, Mandati in volume, reg. 118).
(13) Una serie di successivi equivoci trae origine da alcune affermazioni di Nicolò Cesare Garoni, secondo il quale nel 1669 Cantelli, su invito di Papa Innocenzo XI, si sarebbe recato a Roma e vi sarebbe rimasto per sedici anni in qualità di geografo. Questa “fantasia”, ripresa in seguito da Alessandro Plessi e confutata da Vischi in quanto priva di fondamento storico, poiché Innocenzo XI divenne papa solo nel 1676, sopravvive in un testo del 1971 Modena, vicende e protagonisti (cfr. Ivi, p. 349). È curioso il fatto che sia questo episodio del tutto improbabile che gli stessi commenti di Garoni siano stati ripresi e riportati dai biografi successivi. Così ciò che egli afferma a proposito del Mercurio Geografico “immenso e magnifico lavoro, il quale costatogli tante vigilie, e sì lunghi anni di assiduo e pertinace lavoro...” (N.C. Garoni, op. cit., p. VI), diventa nel Plessi “opera che costogli lunghissime veglie molti anni d’assiduo lavoro” (A. Plessi, op. cit., p. 131), nell’Astolfi “con un lavoro lunghissimo di veglie e di fatiche compilò ben 40 carte” (I. Astolfi, op. cit., p. 10) e nel Sipione “pubblicazione poderosissima, che costò al suo autore ... molti anni di assiduo lavoro sia di giorno che di notte” (C. Sipione, op. cit., p. 60).
(14) Osserva giustamente Vischi che nei cartigli delle carte pubblicate dal 1686 in poi Cantelli aggiunge al proprio nome la qualifica di Geografo e suddito del Serenissimo di Modena (cfr. L. Vischi, “Nuovi documenti ...”, cit., pp. 189-190).
(15) Si veda ad esempio la lettera del 27 agosto 1688, probabilmente indirizzata ad un fattore ducale, nella quale Cantelli comunica la consegna di due carte sulla Germania ed informa che “non tarderanno a comparire una Dalmatia in due foglij, una Bossina, una Servia, et una Bulgaria, c’hora stanno sotto il Bollino, per comparir frà poco alla luce” (ASMo: Cancelleria Ducale, Archivi per materie, Letterati, busta 13, fasc. Cantelli Giacomo). Le ultime carte menzionate, che si trovavano ancora in fase di ultimazione, furono tutte stampate da Gio. Giacomo de Rossi nel 1689. In un’altra lettera autografa del 12 agosto 1689 (ASMo: Camera Ducale, Amministrazione della casa, Biblioteca, busta 2, fasc. 22) egli richiede il permesso di dedicare al Serenissimo Principe Cardinale il Corso del fiume Reno, carta pubblicata da Giovanni Giacomo de Rossi in quello stesso anno.
(16) Lettera di Giacomo Cantelli a destinatario non identificato (BEMo: Ms. It. 833 = alfa.G.1.15, 52).
(17) Ibidem.
(18) Cfr. G. Tiraboschi, op. cit., p. 386.
(19) Copia di capitolo di lettera d’Amsterdam del di 20 Gen. 1688 (ASMo: Cancelleria Ducale, Archivi per materie, Appendice, Geografia). Nello stesso fondo si trova un'altra annotazione che informa della vendita all’asta di un globo grandissimo: “Sotto 18 febraro 1692 si venderà in Amsterdam à più offerenti un Globo grandissimo, che pari al mondo dicesi non sia, essendo il tondo fatto di rame à sufficienza grosso, così ben unito, e messo insieme, che non si può veder altrimente, se non che sij tutto d’un pezzo. È in diametro sei piedi et 11 ditta d’Amsterdam, e stà sopra un piede superbo di legno di sorte eccelente, essendo il Meridiano di massizzo lattone butato tutto d’un pezzo di grossezza di 3/8 ditta, e largo 3 3/4, tutti l’altri instrumenti à ratta portione, in somma il tutto fatto con gran pulitezza. Questo inestimabile instrumento non ostante il suo gran peso, può venir mosso con tanta facilità, et leggiadria, come un ordinario piccolo”.
(20) ASMo: Cancelleria Ducale, Archivi per materie, Letterati, busta 13, fasc. Cantelli Giacomo. Nello stesso fascicolo si trova un altro ordine che porta la data del 13 settembre 1689.
(21) Si vedano: lettera di Giacomo Cantelli del 15 luglio 1689 (ASMo: Camera Ducale, Amministrazione della casa, Biblioteca, busta 2, fasc. 22) e lettera di Paolo Belletti del 24 agosto 1689 (ASMo: Cancelleria Ducale, Archivi per materie, Letterati, busta 13, fasc. Cantelli Giacomo). Si presume che quest’ultima sia indirizzata a Cantelli, il quale per ultimare i globi aveva richiesto l’ausilio di alcuni capomastri muratori (cfr. lettere di Giacomo Cantelli del 15 luglio 1689 e del 19 luglio 1689, ASMo: Camera Ducale, Amministrazione della casa, Biblioteca, busta 2, fasc. 22).
(22) Cfr. L.A. Muratori, Antichità Estensi (Modena, 1740), p. 602: “ebbe ai servigi suoi [Francesco II] tre valentuomini letterati sudditi suoi... Il terzo fu Giacomo Cantelli da Vignola, geografo rinomato per tante sue carte stampate in Roma, e che insieme fu bibliotecario di esso Duca”; e G. Tiraboschi, op. cit., pp. 385-386: “egli ebbe anche l’impiego di Bibliotecario”.
(23) Si vedano: Cenni della R. Biblioteca Estense in Modena (Modena, Cappelli, 1873), p. 72: “Cantelli Jacopo da Vignola ... Tenne l’ufficio di Bibliotecario dal 1686 al 1695”; e D. Fava, La Biblioteca Estense nel suo sviluppo storico (Modena, 1925), p. 171: “a lui [Gian Battista Boccabadati] alcuni anni dopo (1689) succedeva nella carica di bibliotecario Jacopo Cantelli da Vignola...”.
(24) Cfr. Lettere di Giacomo Cantelli del 21 luglio 1689 (ASMo: Cancelleria Ducale, Archivi per materie, Letterati, busta 13, fasc. Cantelli Giacomo; Camera Ducale, Amministrazione della casa, Biblioteca, busta 2, fasc. 22).
(25) ASMo: Camera Ducale, Amministrazione della casa, Biblioteca, busta 1, carpetta B, fasc. 30. In data 29 dicembre 1690 si legge: “Ebbe il Cantelli con permissione di Sua Altezza Serenissima in prestito l’Atlante della Spagna Cassa 7”.
(26) Lettera di Giacomo Cantelli del 12 agosto 1689 (ASMo: Camera Ducale, Amministrazione della casa, Biblioteca, busta 2, fasc. 22).
(27) Cfr. lettera di Giovanni Domenico Rossi a [Giacomo Cantelli] del 3 luglio 1691 (ASMo: Cancelleria Ducale, Carteggi di referendari, consiglieri, cancellieri e segretari, busta 65b, fasc. Giardini Pietro Giovanni); lettera di Giovanni Domenico Rossi a Giacomo Cantelli del 7 agosto 1691 (ASMo: Camera Ducale, Amministrazione della casa, Biblioteca, busta 1, carpetta B, fasc. 30); lettera di Pietro Giovanni Giardini a [Giacomo Cantelli] del 19 agosto 1691 (ASMo: Cancelleria Ducale, Carteggi di referendari, consiglieri, cancellieri e segretari, busta 65b, fasc. Giardini Pietro Giovanni).
(28) Richiesta di Horatio Veratti al Duca del 30 gennaio 1693 (ASMo: Camera ducale, Amministrazione della casa, Biblioteca, busta 1, carpetta B, fasc. 24).
(29) Nota di fatture fatte per servizio della Lbraria di S.A S.ma ... (ASMo: Camera ducale, Amministrazione della casa, Biblioteca, busta 1, carpetta B, fasc. 18).
(30) Cfr. A. Robinet, “Le séjour de G.W. Leibniz à Modène” in Accademia Nazionale di scienze lettere e arti, Memorie, s. VI, vol. XXV (Modena, Mucchi, 1983), pp. 267-310.
(31) Ivi, p. 298 (trad. dal francese).
(32) D. Fava, op. cit., p. 171.
(33) Bernardino Ramazzini (1663-1714): fu professore di medicina teorica presso l’Università di Modena ed in seguito di medicina pratica presso quella di Padova; Gian Battista Boccabadati (1635-1696): giurista, letterato e scienziato, fu bibliotecario ducale presso la corte d’Este ed ingegnere degli Stati Estensi. A lui successe Cantelli nella direzione della Biblioteca. Gaetano Fontana (1645-1719): illustre astronomo modenese, si procurò grande fama non solo in Italia, ma anche all’estero, grazie alle sue collaborazioni scientifiche.
(34) Cfr. Giacomo Cantelli, “Voyage en divers estats d’Europe...” e Giacomo Cantelli, “Osservation phisiques, et matematiques...” in Giornale de Letterati dell’anno 1693, pp. 48-60, pp. 117-127.
(35) Anonymi dialogi tres: de costantia in adversis, de dignitate tuenda, de amore ergà rempublicam. Edidit è privatis schedis Jacobus Cantellus Serenissimi Mutinae Ducis Geographus (Mutinae, typis heredum Cassiani, 1692); su questa edizione si veda l’articolo comparso nel Giornale de letterati dell’anno 1692 (in Modona, per gli eredi Cassiani, 1692), pp. 50-57. Furono in seguito ristampati nel 1721 (Mutinae et Parmae, typis Ioseph Rosati); per quanto riguarda l’edizione del 1698 (Bois-le-Duc, Du Mont), menzionata alla voce Bacchini nel Dizionario Biografico degli Italiani, cit., p. 24, segnaliamo che si ha notizia di una edizione Sylvae-Ducis, apud Joannem Du Mont, 1689 conservata presso la Biblioteca Nazionale V. Emanuele II di Roma (Misc. Val. 809). Questa informazione andrebbe accuratamente verificata poiché in tal caso, contrariamente a quanto si è creduto finora, quella del 1692 non sarebbe la prima edizione dell’opera (cfr. anche Tiraboschi, op. cit., p. 386). È probabile che la lettera di Cantelli del 26 luglio 1692 (ASMo: Camera Ducale, Amministrazione della casa, Biblioteca, busta 2, fasc. 22) sia diretta a Bacchini e faccia riferimento all’edizione modenese dei Dyalogi: “prontamente mi portai da questi stampatori Sogliani, e Cassiani, quali immantinente intrapresero la stampa della composizione poetica, da Lei rimessami, e appunto questa sera, col debole calore della mia continua assistenza, resta terminata ... Del resto rendo a V.S. vivissime grazie, per quella parte, che può aver’avuta nel procurarmi l’onore di contribuir quest'atto, benche debole, della mia infinita contentezza...”.
(36) Lettera di Giacomo Cantelli a L.A. Muratori del 14 aprile 1695 (BEMo: A.M.58.11).
(37) Lettera di L.A. Muratori a Girolamo Tartarotti del 25 febbraio 1744, pubblicata in Epistolario di L.A. Muratori, Matteo Campori, a cura di, (Modena, con i tipi della società tipografica modenese, 1906), vol. X, p. 4557.
(38) Lettera a Giovanni Jacopo Tori del 13 dicembre 1695 in Epistolario di L.A. Muratori, cit., vol. I, p. 117.
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