Non vi sono elementi certi su come si presentassero la casa e l’intero quartiere compreso tra le contrade Guazzatoio e San Pietro ai tempi del Muratori. Quest’area, oggi ricompresa tra le vie Selmi, Muratori e Bernardoni, ha subito profonde modifiche tra i secoli XVIII e XIX, che ne hanno alterato radicalmente la struttura.
Possiamo solo immaginare la struttura della casa attraverso un confronto con altre abitazioni coeve, come attraverso rappresentazioni pittoriche raffiguranti i diversi modi dell’abitare e gli arredi dell’epoca. Nel contesto di una struttura sobria e pratica, la distribuzione dei locali cercava di soddisfare le esigenze di una vita più interiorizzata: le varie stanze, anziché comunicare fra loro, si allineavano lungo un corridoio, mentre la sala, già adibita a mensa e ricevimento, si suddivideva in parecchi ambienti minori, ciascuno destinato ad un uso preciso. La cucina si separava dall’acquaio, destinato ai lavori più umili.
Trasformazioni e usi dell’edificio
1693 Tra i beni presentati dal Muratori per il proprio sostentamento dopo l’accesso al suddiaconato figuravano tre fondi agricoli e una bottega di ramaro di valuta grande. Erano invece gli Altimani, famiglia della madre, a possedere immobili e botteghe nella contrada del Guazzatoio: parte di questo patrimonio immobiliare nella seconda metà del XVIII secolo sarebbe entrato in possesso della famiglia Nostrini, che aveva in comune con gli Altimani relazioni di parentela con la famiglia Bazzani.
1786 Il Nuovo Catasto Generale individuava nelle sorelle Nostrini le proprietarie di un vasto immobile lungo contrada Guazzatoio, con un’ala centrale che si allungava fino alla parallela contrada San Pietro.
A partire dall’epoca napoleonica gli assetti della proprietà avrebbero subito una sostanziale modifica: i fogli di famiglia registrano infatti diversi proprietari e locatari, distribuiti al massimo su due piani.
1832 Antonio Trenti, possidente di origini savignanesi, si stabiliva con la propria famiglia al numero 47 di contrada Guazzatoio. Nei decenni successivi all’Unità d’Italia si verifica una concentrazione delle proprietà a vantaggio della nuova classe dirigente, proveniente da famiglie della ricca borghesia agraria: tra queste, oltre ai Plessi, ai Tosi-Bellucci e ai Leoni, vi sono i Trenti che, pur residenti a Modena dal 1876, risultano nel catasto del 1880 proprietari di un vasto immobile con pianta del tutto simile a quella del 1786 e con ingressi dalle vie Murratori (già Guazzatoio) e Bernardoni (già S. Pietro). La revisione catastale del 1890 registrava un terzo ingresso da via Selmi (già Ospedale), mentre il fabbricato risultava composto da piani 5 e vani 60.
1872 Nel corso delle Celebrazioni muratoriane, Giosuè Carducci si recava a visitare, insieme alle delegazioni presenti, la Casa del Muratori, o, per dir meglio, la stanza in cui nacque Lodovico Antonio Muratori e che fu poi incorporata in una casa del signor Antonio Trenti. La via sur un cui angolo sorge la casa ora si intitola dal Muratori; e nel rifacimento fu serbata non tócca, salvo l’intonacatura, la camera genetliaca. Io guardava quei quattro muri, assai nudi, assai poveri, assai vicini tra loro, e il tetto basso e la finestrella. Era così ristretta e misera cosa quella stanzuccia, che ce ne capivano pochine di quelle marsine crociate: io guardavo e pensavo, quando ebbi un urto negli occhi e nei pensieri.
1919 vendita da parte di Bianca Trenti al commerciante Cleto Ferrucci Morandi di una casa sita in Vignola, (…), eredi Muratori e casa goduta dal Cappellano pro-tempore di Vignola, di piani 5. Gli eredi del fratello Silvio hanno nel frattempo venduto a Umberto Rinaldi l’immobile di via Muratori.
1936 Il Comune di Vignola, dopo quasi un decennio di tentativi infruttuosi per impedire l’abbandono e il degrado della camera natale del Muratori, concretizzava l’acquisto dell’intero edificio dagli eredi Ferrucci Morandi. Tra il 1937 e il 1939 venivano realizzati parziali interventi di ristrutturazione interna ed esterna, tra i quali la chiusura delle vetrine dell’osteria lungo il portico di via Muratori e la loro sostituzione con finestre, in funzione di una non realizzata destinazione dell’edificio a Museo Civico e Biblioteca.
1940 Decreto che attribuiva a casa Muratori la qualifica di Monumento Nazionale.
1941 Esigenze contingenti favorivano un cambio di destinazione d’uso dell’edificio, adattato con un primo intervento di ristrutturazione a Scuola Media, con la sola eccezione della camera natale del Muratori, trasformata in Studiolo nel contesto delle successive Celebrazioni del 1950.
Una volta ultimate le nuove Scuole Medie, l’edificio avrebbe ospitato alcune classi dell’Istituto “Cattaneo”, mentre nel 1966 l’amministrazione comunale portava a termine un intervento di ristrutturazione interna che ne avrebbe modificato in maniera irreversibile la struttura, che tale è rimasta fino a oggi.